5 marzo 2007

ANDAR PER MOSTRE A BARCELLONA II^


HAMMERSHOI-DREYER, presso il CCCB.

La mostra mette a confronto la pittura di Hammershoi (Danimarca, fine 800) e la cinematografia di Dreyer (Danimarca, anni '30) rilevando nella prima la fonte di ispirazione delle immagini della seconda. Si possono vedere spezzoni di films del regista (a noi è piaciuto molto "Vampiri") e una trentina di opere del pittore, tra ritratti, interni, paesaggi. Vi è in effetti lo stesso interesse per la luce: luce fredda, rarefatta del Nord, interni silenziosi, vuoti, poche figure e oggetti su cui sembra posarsi, con la luce, la polvere.

La pittura di Hammershoi è affascinante, evocativa di un mondo borghese austero e calvinista, lontanissimo dalla vocazione mediterranea per le passioni ed il melodramma. Eppure sotto la superficie diafana delle cose, dei volti, si percepisce il pulsare segreto della vita. Vi è enigma nella figura femminile che ci volge le spalle, chiusa nel nero vestito che lascia libero soltanto il tenero collo. Intriga l'apparente assenza di colore: il bianco, il nero, i grigi, qualche macchia di marrone, colori pastosi che lasciano indovinare, attraverso la trama delle pennellate, le sottostanti stesure più chiare o più scure, con un "effetto polvere" che a me piace molto. Effetto ripreso dall'allestimento, che si avvale di pannelli ricoperti di una sorta di carta di riso grigia che rende lo spazio come ovattato.

Il pittore dà il meglio quando fa sì che la luce sia la vera protagonista del dipinto: un raggio che entra da una finestra e ne proietta il disegno a riquadri dell'intelaiatura sul pavimento. E' molto forte il ricordo di Vermeer, che a volte diventa vera e propria citazione.

Da non perdere se siete a Barcellona.